The Wild Robot 2024 (Recensione)

The Wild Robot si apre con una premessa semplice ma carica di potenziale: un robot high-tech, Roz, si ritrova naufrago su un’isola remota priva di presenza umana. Progettata per assistere gli esseri umani in un mondo futuristico, Roz è una macchina sofisticata, dotata di intelligenza artificiale avanzata e di un design elegante, con un corpo metallico bianco che riflette la luce solare.

The Wild Robot recensione

La voce del robot, doppiata in originale da Lupita Nyong’o, trasmette una combinazione di precisione meccanica e curiosità nascente. L’isola, al contrario, è un ecosistema selvaggio, popolato da animali che vedono in Roz un’intrusa, un oggetto estraneo incapace di integrarsi nella loro realtà. La storia prende il via quando Roz, spinta dal suo programma di base che le impone di rendersi utile, adotta un’ochetta orfana, Brightbill, decidendo di prendersi cura di lei nonostante la sua totale inesperienza con la natura.

The Wild Robot
The Wild Robot

La trama si sviluppa come un viaggio di crescita reciproca. Roz impara a comprendere il mondo organico che la circonda, mentre gli animali dell’isola, tra cui una volpe astuta di nome Fink (doppiata da Pedro Pascal) e un falco burbero chiamato Thunderbolt (doppiato da Mark Hamill), iniziano a vedere oltre la sua natura artificiale. Il film costruisce un arco narrativo che intreccia momenti di commedia leggera, come i tentativi maldestri di Roz di imitare i comportamenti animali, con scene di profonda emozione, come il legame che si forma tra lei e Brightbill.

Man mano che la storia procede, emerge una minaccia: la corporation che ha creato Roz invia un’équipe per recuperarla, mettendo a rischio la fragile armonia che il robot ha costruito con gli abitanti dell’isola. Uno degli aspetti più affascinanti di The Wild Robot è il modo in cui affronta il tema della tecnologia senza cadere in cliché. Roz non è né una salvatrice onnipotente né una forza distruttiva; è una creatura in divenire, plasmata dall’ambiente tanto quanto lo plasma.

La sua intelligenza artificiale, inizialmente rigida e orientata agli obiettivi, si evolve attraverso l’interazione con la natura e gli animali. Questo processo riflette una visione sfumata della tecnologia: uno strumento che, pur nascendo da mani umane, può trovare significato e scopo al di fuori del contesto per cui è stato concepito.

Regia

Il film suggerisce che l’adattabilità, una qualità spesso associata agli esseri viventi, possa emergere anche in una macchina, sfidando l’idea di una dicotomia netta tra artificiale e naturale. Dal punto di vista visivo, The Wild Robot è un trionfo estetico. DreamWorks Animation abbandona qui lo stile caricaturale di franchise come Shrek o Madagascar per abbracciare un approccio più pittorico. L’isola è rappresentata con paesaggi lussureggianti, dai toni caldi delle foreste autunnali alle ombre fredde delle scogliere battute dal vento.

Gli animatori hanno lavorato per creare un contrasto visivo tra Roz e l’ambiente: il suo design geometrico e levigato spicca contro la texture organica di foglie, piume e pellicce. Ogni fotogramma sembra dipinto a mano, con una palette cromatica che richiama i quadri impressionisti, dando al film un’atmosfera senza tempo. La regia di Chris Sanders, già noto per Lilo & Stitch e Dragon Trainer, bilancia questa bellezza visiva con un ritmo narrativo fluido, lasciando spazio sia all’azione che alla contemplazione.

I personaggi

I personaggi rappresentano il cuore pulsante della storia. Roz è una protagonista straordinaria: la sua trasformazione da automa privo di emozioni a figura materna è resa credibile dal lavoro vocale di Nyong’o, che infonde nel personaggio una dolcezza crescente senza mai perdere la sua essenza robotica. Brightbill, l’ochetta, è adorabile ma non stucchevole; la sua lotta per imparare a volare diventa una metafora del bisogno di indipendenza, un tema universale che risuona con spettatori di ogni età.

Fink, la volpe, porta un tocco di umorismo e cinismo, mentre Thunderbolt offre una prospettiva più dura, rappresentando la resistenza al cambiamento. Ogni animale ha una personalità distinta, resa viva da un doppiaggio impeccabile e da animazioni che ne catturano le peculiarità fisiche e caratteriali.

La storia

Un elemento che distingue The Wild Robot è la sua capacità di parlare a pubblici diversi. Per i bambini, il film offre una storia di amicizia e avventura, con scene divertenti e un messaggio chiaro sull’importanza di aiutare gli altri. Per gli adulti, invece, propone una riflessione più profonda sull’identità, sul rapporto tra tecnologia e natura, e sul concetto di famiglia. La scena in cui Roz programma se stessa per rimanere sull’isola, rinunciando alla possibilità di tornare alla sua “casa” originaria, è particolarmente toccante. Qui il film pone una domanda potente: cosa definisce chi siamo? La risposta sembra risiedere non nella nostra origine, ma nelle connessioni che costruiamo e nelle scelte che compiamo.

Guardando al contesto più ampio, The Wild Robot si inserisce in una tradizione di storie che esplorano il rapporto tra tecnologia e umanità, da Wall-E di Pixar a Il gigante di ferro. Eppure, si distingue per la sua ambientazione naturalistica e per il focus sull’interazione tra una macchina e un ecosistema selvaggio. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è sempre più presente nella vita quotidiana, il film offre una prospettiva ottimistica, suggerendo che la tecnologia possa trovare un posto nel mondo senza distruggerlo, a patto che sia guidata da empatia e comprensione.

Colonna sonora

La colonna sonora, composta da Kris Bowers, amplifica l’esperienza emotiva. Le sue melodie, spesso costruite su archi delicati e note di pianoforte, accompagnano i momenti di quiete e crescita personale, mentre i toni più dinamici sottolineano le sequenze d’azione, come lo scontro finale tra Roz e i robot inviati per catturarla. La musica non sovrasta mai la narrazione, ma la sostiene, creando un equilibrio perfetto tra suono e immagine.

Opinioni finali

In definitiva, The Wild Robot è un’opera che incanta e fa riflettere. La sua bellezza visiva, unita a una narrazione ricca di cuore e significato, lo rende uno dei film animati più memorabili degli ultimi anni. Chris Sanders e il team di DreamWorks hanno creato una storia che parla dell’essenza della vita—artificiale o naturale—e della forza dei legami che ci definiscono.

Roz, con il suo viaggio da macchina a madre, ci ricorda che anche in un mondo dominato dalla tecnologia, ciò che conta davvero è la capacità di amare e di essere amati. Questo film è una gemma da non perdere, un’esperienza che lascia un segno duraturo nel cuore di chi la guarda.

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